Prima dell’esplosione della tecnologia e dell’avvento dell’epoca digital, la formazione aziendale era considerata come un processo statico, concentrato sull’insegnamento delle mansioni principali che il dipendente doveva svolgere. I programmi di formazione venivano studiati e applicati solo in pochissimi casi, poiché l’idea comune tra molte aziende era quella che le dinamiche lavorative rimanessero tendenzialmente stabili nel tempo.
Con il tempo, e soprattutto con la globalizzazione e la digitalizzazione prima, e poi il boost estremo portato dalla pandemia da Covid 19, la maggior parte delle aziende si sono rese conto che il panorama lavorativo è cambiato ed è in costante mutamento e aggiornamento. In questo scenario di evoluzione continua, si è sempre più diffusa la consapevolezza che ogni azienda, per restare competitiva, deve adattarsi a dinamiche in continua evoluzione.
Il punto cardine di questa nuova consapevolezza è il fatto che la formazione è cruciale e va impiegata per aiutare le risorse a comprendere processi aziendali, cultura organizzativa e aspettative di ruolo. Grazie a questo lavoro, è possibile da un lato ridurre i tempi di integrazione di una nuova risorsa nel team (processo noto come “onboarding”), dall’altro lato facilità la sua operatività. Un altro aspetto fondamentale della formazione è l’aggiornamento di competenze indispensabile per stare al passo nell’uso delle tecnologie, restare aggiornati sulle tendenze di mercato e potenziare/sviluppare soft skills. La formazione non deve essere limitata però solo a dipendenti o operai ma va estesa anche ai manager. In questo caso infatti è fondamentale investire in programmi di leadership strategica, pianificazione e gestione di processi di cambiamento, sviluppo di competenze per la gestione di un team. Dopotutto, un buon team con un pessimo leader difficilmente otterrà ottimi risultati.
La necessità di investire in programmi di formazione è supportata dalla ricerca scientifica. In primis, dal Workplace Learning Report di LinkedIn, emerge che il 94% dei dipendenti è disposto a rimanere in azienda se questa investisse in programmi di formazione e sviluppo. Questo dato è supportato da un’altra ricerca: secondo il Retention Report 2018 del Work Institute infatti, la mancanza di opportunità di crescita è una delle principali ragioni per cui le risorse abbandonano una realtà aziendale. Pertanto la formazione, oltre a portare i benefici di aggiornamento e ampliamento di competenze, risulta anche un ottimo strumento per mantenere le risorse più dotate.
Esistono diverse tipologie di interventi formativi, ognuno di essi focalizzato su un tema specifico e personalizzabile in base alla domanda o al bisogno. Tra le varie tipologie ricordiamo:
– Team coaching: si intendono l’insieme di strumenti, strategie ed esercizi per facilitare la crescita dei dipendenti. Questi strumenti aiutano i lavoratori a sviluppare nuove competenze e a migliorare i propri punti deboli;
– Formazione del personale: comprende programmi volti a far crescere i dipendenti e a sviluppare nuove abilità, focalizzati su vari obiettivi, come l’aumento delle competenze digitali o il miglioramento delle soft skills;
– Corsi risorse umane: corsi specifici per addetti, responsabili e manager delle Risorse Umane, mirati a migliorare le attività quotidiane e a creare una forza lavoro più produttiva. Ogni tipologia di formazione aiuta i responsabili a venire meglio incontro alle esigenze aziendali e dei lavoratori.
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