IL CONTRATTO PSICOLOGICO

Il mondo del lavoro ha subito negli ultimi anni profonde trasformazioni, anche a livello culturale, che hanno modificato gli atteggiamenti, i comportamenti e le aspirazioni legate al lavoro.

È cambiato il concetto di professionalità che ha subito dei cambiamenti non essendo più considerata espressione di capacità specialistiche, ma di capacità più trasversali come il problem solving e l’utilizzo multidisciplinare di conoscenze complesse. Per questi motivi, cambiano anche le richieste che le organizzazioni fanno a tali figure professionali. Un altro cambiamento che va ricordato è la presenza di una molteplicità di tipologie di contratto diverse da quello standard (forme atipiche di contratto): tempo determinato, part-time, incarichi professionali…

In un contesto così mutato si instaurano anche nuovi patti informali fondati su una maggiore flessibilità, mobilità e investimento sulle competenze professionali. Così lo stesso contratto psicologico subisce ripercussioni e cambiamenti. Il contratto psicologico si può definire una “relazione di scambio” tra il lavoratore e l’organizzazione in cui si prendono in considerazione le aspettative e gli obblighi di entrambe le parti. Può essere analizzato facendo riferimento a 2 assi concettuali: il grado di bilanciamento e il livello degli obblighi. Risulta bilanciato se gli obblighi del lavoratore sono considerati dalle parti allo stesso livello, in caso contrario è sbilanciato. Per quanto riguarda il livello degli obblighi indica il grado in cui le parti si sentono obbligate a rispettare gli aspetti del contratto. Il contratto psicologico, nello specifico, è:

“la disposizione interiore ad adempiere una obbligazione di tipo tecnico-giuridico o a vivere la relazione con spirito di collaborazione, di fiducia e con un forte impegno a che le attese, implicite ed esplicite, formali e informali, che sono alla base della relazione trovino una risposta reciprocamente soddisfacente.” (G. Costa – M. Gianechini, Strategia Risorse Umane e Valore)

I temi che solitamente riguardano il contratto psicologico sono:

  • Sviluppo delle capacità e delle conoscenze individuali;
  • La motivazione professionale;
  • La qualità delle relazioni con i superiori e i subordinati;
  • Il ruolo assegnato in azienda;
  • Il codice etico aziendale;
  • La percezione di equità;
  • Il supporto e le aspettative che il lavoratore si attende dall’azienda e viceversa (C. Argyris, Understanding organizational behavior).

Secondo Rousseau il contratto psicologico è quell’ insieme di credenze relative agli obblighi reciproci che si instaurano tra il lavoratore e l’organizzazione. Egli individua un continuum agli estremi del quale si collocano i due ideali di contratto: relazionale e transazionale. Il contratto relazionale si basa su un accordo a lungo termine in cui vengono coinvolti aspetti socio-emotivi quali committment, fedeltà e fiducia. Questo accordo si fonda sulla realtà delle parti e le ricompense non derivano solo dalla prestazione lavorativa, ma anche dalla partecipazione attiva alla vita dell’organizzazione. Il contratto transazionale fa riferimento ad un accordo più a breve termine, caratterizzato da obblighi monetizzabili e specifici e per cui da entrambe le parti è richiesto un coinvolgimento basso.
I recenti cambiamenti delle organizzazioni e del mercato del lavoro, sembrano aver spostato i contratti psicologici verso il polo transazionale. Le organizzazioni infatti, non sono più in grado di offrire sicurezza occupazionale e opportunità di carriera a lungo termine, e puntano sull’ apprendimento e sullo sviluppo professionale. Per questo motivo, le aspettative nei confronti del lavoratore non sono più basate sull’impegno e sulla lealtà ma sulla capacità di dare valore aggiunto all’organizzazione e sulla responsabilità per il proprio sviluppo professionale.

I vantaggi del contratto psicologico

Il primo contratto psicologico è la base per i contratti psicologici che la persona elaborerà con colleghi, superiori, fornitori e clienti durante l’inserimento. Questa è forse la fase più delicata per la buona riuscita del processo poiché la responsabilità è condivisa tra il selezionatore e il responsabile dell’inserimento in azienda.

Una corretta “gestione” del contratto psicologico può portare ai seguenti vantaggi per l’azienda e il lavoratore:

  • Potenziamento dei legami tra individuo e organizzazione;
  • Riduzione dell’incertezza organizzativa;
  • Miglioramento del commitment e dei comportamenti extraruolo.

Se ben gestito, il contratto psicologico può consentire di trasformare i dipendenti in artefici del successo dell’azienda. Se si crea un’organizzazione alla quale tutti si sentono orgogliosi di appartenere, tutti remeranno dalla stessa parte.

Mentre, la violazione del contratto psicologico porta a reazioni di carattere emozionale, quali: disappunto, rabbia e senso di tradimento. Questa violazione può portare all’insoddisfazione dei lavoratori, ad un alto turnover ed alla riduzione del committment.

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